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La resilienza e la psicologia: piegarsi senza spezzarsi

26/10/2021

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La resilienza non indica l'essere immuni alla sofferenza o l'ignorare l’esperienza dolorosa, ma riuscire ad apprendere da essa
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La resilienza è così sinonimo di chi, anche di fronte alle situazioni stressanti della vita, non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità (Trabucchi P.)
Di fronte alla sofferenza l’uomo ha sempre cercato, e continuerà a farlo, di trovare modi, siano essi magici o razionali, in grado di ridurre la probabilità che un processo morboso si manifesti (Becciu M., Colasanti A.R., 2016).
Nella mitologia greca e poi nella mitologia romana, Igea e Panacea, figlie di Esculapio, Dio della medicina, incarnavano simbolicamente la prevenzione e la cura. Pensare, quindi, che la prevenzione sia un concetto tipico dell’età moderna è un errore. Tuttavia, la sistematizzazione delle conoscenze a riguardo ha avuto bisogno di molto altro tempo e forse tutt’oggi siamo ancora lontani da una chiarezza concettuale e da una sistematicità operativa (Ammaniti M., 2006).

Le origini del termine resilienza
Fino a qualche tempo fa, il termine resilienza era utilizzato solo per designare la proprietà fisica di un materiale, indicando così l’attitudine di un corpo a riacquistare la propria forma iniziale dopo aver subito una deformazione causata da un impatto (Castelletti P., 2006). La resilienza è, quindi, la capacità dei materiali di resistere ad urti improvvisi e di sopportare sforzi applicati bruscamente senza spezzarsi e senza riportare incrinature (Becciu M., Colasanti A.R., 2016).
Conoscere la resilienza di un materiale è fondamentale perché consente di prevedere il suo comportamento qualora fosse sottoposto a forti sollecitazioni. Riportando tale concetto nell’ambito della psicologia, potremmo dunque pensare che la resilienza sia una qualità che una persona possiede oppure non possiede. Eppure, a differenza dei materiali, l’uomo possiede una caratteristica in più: è capace di apprendere (Trabucchi P., 2019).
Per questo motivo, c’è chi preferisce ricollegare il concetto di resilienza al suo significato etimologico, facendo così riferimento al verbo latino “resalio” (saltare, rimbalzare per indicare il movimento repentino di risalita in barca). Infatti, nell’antichità veniva utilizzato questo verbo per indicare coloro che, durante una tempesta quando la barca si era rovesciata, lottavano strenuamente per risalirvi sopra. La resilienza è così sinonimo di chi, anche di fronte alle situazioni stressanti della vita, non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità (Trabucchi P., 2019).

Le caratteristiche delle persone resilienti
Come osserva la psicologa e professoressa universitaria, Marie Anaut, essere resiliente non significa essere invincibili. Le persone resilienti non sono immuni alla sofferenza, non ignorano l’esperienza dolorosa, ma riescono ad apprendere da essa. Secondo l’Anaut, è più corretto paragonare la persona resiliente ad un Batman piuttosto che ad un Superman, ossia ad un eroe che possiede molte qualità ma non è dotato di super poteri. Così la persona resiliente può restare ferita, ma riesce ad andare oltre questa ferita per affrontare con coraggio e competenza la propria vita (Anaut M., 2003).
Dunque, affinché si possa parlare di resilienza sono fondamentali due condizioni: l’incontro con circostanze altamente stressanti, da un lato, e l’evoluzione soddisfacente in termini di adattamento psicosociale e di benessere soggettivo, dall’altro (Becciu M., Colasanti A.R., 2016).
Non bisogna quindi pensare che la resilienza sia l’equivalente della “resistenza”; si potrebbe anche dire che essa ne rappresenta l’opposto, cioè una “non resistenza” funzionale alla sopravvivenza, “un piegarsi senza spezzarsi” (Castelletti P., 2006). Essere una persona resiliente non significa impedire nella nostra vita la presenza di preoccupazioni, dolori o paure; al contrario, essere resilienti significa accettare i carichi e le difficoltà come parte integrante della vita e avere la certezza di poter uscire più forti di prima dalle crisi, avendole vissute ed avendo appreso da esse (Becciu M., Colasanti A.R., 2016).
Non è difficile riconoscere un individuo resiliente, poiché egli presenta sempre una serie di caratteristiche inconfondibili: è un ottimista, riconosce gli eventi negativi come momentanei e circoscritti, è fortemente motivato a raggiungere i suoi obiettivi e tende a vedere i cambiamenti come un’opportunità (Centro di Ascolto Psicologico, 2017).
Ad utilizzare il termine di resilienza per la prima volta è stata la psicologa americana Emmy Werner: nel corso di una ricerca longitudinale sui bambini delle isole Hawaii, non scolarizzati, senza famiglia e abbandonati alla violenza e alle malattie, constatò che a 30 anni ben il 30% di loro era alfabetizzato, lavorava e aveva creato una famiglia. La Werner aveva incentrato per la prima volta la sua ricerca su quei soggetti piegati dalle avverse condizioni socioeconomiche e bisognosi di aiuto: studiò le modalità con le quali un bambino su tre era riuscito, nonostante tutto, a trovare una forma adeguata di adattamento e a vivere una vita serena (Werner E. E., Smith R. S., 1989). Gli psicologi americani hanno così adottato negli anni ‘90 il termine resiliency per descrivere la capacità dei bambini di resistere a stress anche molto acuti (Castelletti P., 2006).
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I fattori di rischio e di protezione della resilienza
Tutt’oggi è attivo e irrisolto un dibattito relativo alla formulazione di una definizione condivisa dei fattori di rischio e di protezione e ad una coerente differenziazione tra tali variabili (Prati G., Pietrantoni L., 2006). Gli individui resilienti riescono a trovare in loro stessi, nelle relazioni e nei contesti di vita quegli elementi di forza per superare le avversità, definiti anche fattori di protezione, che si contrappongono ai fattori di rischio, cioè tutto ciò che diminuisce la capacità della persona stessa di sopportare il dolore (Becciu M., Colasanti A.R., 2016).
Coie e colleghi raggruppano i fattori di rischio in 7 classi (Coie J.D. et all, 1993, p. 114):
  • Circostanze familiari: classe sociale bassa, conflitto familiare, malattia mentale in famiglia, famiglia molto numerosa, scarso legame con i genitori, disorganizzazione familiare, comunicazione disturbata;
  • Difficoltà emozionali: esperienze di abuso nell’infanzia, apatia, chiusura, immaturità emozionale, eventi di vita stressanti, bassa autostima, scarso controllo emotivo;
  • Problemi scolastici: insuccesso, demoralizzazione scolastica;
  • Problemi interpersonali: rifiuto dei pari, alienazione e isolamento;
  • Contesto ecologico: disorganizzazione sociale, ingiustizie razziali, disoccupazione, povertà estrema;
  • Handicap costituzionali: complicazioni perinatali, disabilità sensoriali, handicap organici, disfunzioni di natura innata;
  • Ritardi nello sviluppo di abilità: intelligenza sotto la norma, incompetenza sociale, deficit attentivi, disabilità di lettura, scarse abilità e attitudini al lavoro.
I fattori protettivi, invece, hanno un ruolo fondamentale nel contrastare gli effetti negativi delle circostanze di vita avverse, potenziando così la resilienza dell’individuo (Trabucchi P., 2019). Differenti ricerche hanno indicato l’esistenza di tre macroaree di fattori protettivi: le caratteristiche individuali, l’ambiente famigliare e il contesto sociale allargato (Werner E., Smith R.S., 1992). Relativamente alle caratteristiche individuali, tra i fattori di protezione è possibile distinguere l’autonomia, il senso di fiducia personale, l’apertura alle relazioni sociali, la capacità di risolvere i problemi e prendere decisioni, il porsi degli obiettivi ed essere in grado di raggiungerli. Inoltre, affinché una persona diventi resiliente, è necessario che nella propria storia di vita abbia una figura di riferimento positiva sia dentro che fuori dalla famiglia, abbia la possibilità di fare delle esperienze che aumentino la propria autostima e autoefficacia. Una comunità competente, infine, riesce ad effettuare degli interventi di promozione del benessere favorendo la coesione sociale, la partecipazione e la solidarietà (Losel F., 1994). Altri importanti fattori protettivi sono l’ottimismo, l’autostima, la robustezza psicologica (hardiness) e le emozioni positive (Cantoni F., 2014).
Pertanto, è importante ricordare che la resilienza è dinamica, frutto dell’interazione individuo e ambiente ed è sia individuale che sistemica; ne consegue che è più adeguato riferirsi ad essa come ad un processo piuttosto che ad un concetto (Becciu M., Colasanti A.R., 2016). E solo imparando a conoscerla meglio potremo riconoscerla in ognuno di noi stessi e potenziarla.

                          Articolo a cura di Francesca Ape, pubblicato su www.stateofmind.it
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Consulenza psicologica, psicoterapia e supporto psicologico: i percorsi e le sedi a Firenze a Scandicci

16/10/2021

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L’Approccio Centrato sulla Persona, pone al centro del percorso terapeutico la tendenza attualizzante della persona, cioè la capacità insita in ogni individuo – se ci sono le giuste condizioni – a liberarsi dalle costruzioni morali imposte, ad autocomprendersi, modificare e realizzare il proprio percorso di vita. Il mio compito è quello di creare le giuste condizioni, attraverso i seguenti percorsi:

  • Consulenza Psicologica
Il percorso di Consulenza Psicologica risulta indicato quando il malessere deriva da un periodo particolare e complicato della vita, nel quale le difficoltà ad affrontare la quotidianità, sia in ambito professionale che personale, appaiono difficili da superare. Un periodo di crisi, in cui non si manifesta tuttavia una situazione di disturbo psicopatologico, ma piuttosto una problematicità nella gestione dei vari aspetti della vita quotidiana. 
In questi casi la consulenza psicologica aiuta a gestire le emozioni e i pensieri contrastanti e per certi versi “confusi” che creano il malessere e il disagio. Aiuta a riscoprire e a stimolare le capacità di empowerment, che ci consentono di fronteggiare adeguatamente una determinata situazione, anche estremamente complessa. Aiuta ad acquisire consapevolezza delle proprie abilità e delle proprie competenze, necessaria per riacquistare la fiducia in sé stessi e la propria autostima.

  • Sostegno Psicologico
Il Sostegno Psicologico è indicato per fronteggiare le difficoltà che hanno un carattere specifico e ben delineato. Si tratta di difficoltà che, molto spesso, sono riconducibili ad una causa esterna che genera un forte malessere psicologico: un lutto, una malattia, la perdita del lavoro, il cambiamento del luogo di vita, le difficoltà genitoriali (compresa la difficoltà ad avere figli), una separazione. Sono situazioni in cui si pensa di non riuscire a farcela, di non riuscire a prendere una decisione. Ci si sente bloccati e, di conseguenza, non si agisce. 
Questo tipo di percorso è indicato sia per la persona direttamente interessata dall'evento esterno che ha innescato il malessere, sia per i familiari ugualmente coinvolti nella difficoltà.

  • Psicoterapia
Il percorso di Psicoterapia è indicato per chi vive un profondo malessere, che si esplica in manifestazioni di stati ansiosi, depressivi, stati emotivi fortemente compromessi, profonde difficoltà affettive e relazionali. 
Nel percorso si inizia a percepire chiaramente il proprio valore, i propri sentimenti, le proprie motivazioni. Si osservano le esperienze sociali vissute senza distorsioni. 
Man mano che si esplorano i sentimenti, la percezione di sé stessi diventa più realistica e si acquisisce la capacità di accettarsi per come si è. Senza maschere, senza costruzioni, senza inganni. Si tratta di un processo complesso e profondo, perché riguarda aspetti della personalità dei quali molto spesso non solo si ha difficoltà a comprenderne il funzionamento, ma a volte non si è consapevoli nemmeno della loro esistenza (leggi di più).
 
Ricevo a:
  • Firenze, Via XX Settembre n. 40
Tel: 370 3090715  - www.carmenfurci.it

  • Scandicci, presso Ambulatori Rete Pas
Via Bessi 2 - Tel: 055 71.11.11 www.retepas.com

  • On line in video-consulto
Tel: 370 3090715 - www.carmenfurci.it
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Lo studio si è spostato in una nuova sede

9/10/2021

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Un nuovo studio, in una nuova sede. L'attività di supporto psicologico e di psicoterapia continua nella nuova sede in Via XX Settembre n. 40, sempre a Firenze. 

Per info e prenotazioni

Telefono: 370 3090715
Email: carmenfurci@gmail.com
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