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​L’Approccio Centrato sulla Persona

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L'Approccio Centrato sulla Persona, sviluppato da Carl Rogers, parte dalla concezione dell’unicità della persona e dal fatto che la natura umana è positiva e degna di fiducia: gli individui tendono cioè all'autoregolazione e all’autorealizzazione. 
Secondo Rogers infatti, ogni persona dispone delle capacità necessarie per auto-comprendersi, modificare e realizzare il proprio percorso di vita: è la cosiddetta Tendenza Attualizzante, una "spinta verso" che porta la persona al completamento di sé stessa, alla crescita e al miglioramento personale, all’autoregolazione, all’autonomia, alla complessità e alla realizzazione di Sé. 
Il compito del Terapeuta è quindi facilitare il Cliente in questo percorso, attraverso la creazione di un clima di accettazione, empatia e responsabilizzazione. 
Il termine Cliente fu introdotto dallo stesso Rogers, che lo sostituì con quello con quello di paziente, per meglio indicare una nuova concezione nella relazione terapeutica, più democratica, all'interno della quale la persona ha un ruolo attivo e non passivo e la sua dignità e i suoi poteri decisionali sono rispettati ed affermati.

Il metodo terapeutico

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Il metodo terapeutico di Rogers è detto anche "non direttivo" o "centrato sul cliente", proprio perché il terapeuta rispetta la tendenza all'autodeterminazione di quest’ultimo. 
Una tendenza presente in ogni individuo, sin dalla nascita, che si lega e collega alle relazioni sociali, ai bisogni individuali, alla necessità di sentirsi amati, accettatati e riconosciuti.  Una tendenza, che da questi fattori, può essere alterata e compromessa. 
I processi relazionali di regolazione sociale iniziano infatti fin dalla nascita e proseguono per tutta la vita: può capitare quindi, che ognuno di noi, per soddisfare i bisogni di accettazione e di affetto innescati dalle relazioni sociali, cominci a rincorrere e a far propri bisogni non veramente nostri, ma indotti da altri: «se mi comporto in questo modo, mi vorranno più bene». 
Questo comune processo di autoregolazione porta progressivamente a sostituire i propri bisogni, con i bisogni e i desideri dell’altro. Si crea nella persona un disaccordo tra il "come vorrei essere” e il "come credo di dover essere”. Un disaccordo interiore e complesso, chiamato incongruenza. 
Questo processo può proseguire fino all'età adulta, con la conseguenza che ci allontaniamo sempre di più dal nostro vero modo di essere.
Immaginiamo per una serie di ragioni, di indossare un paio di scarpe di un numero più grande o più piccolo. Questo non ci impedisce di camminare, ma proveremo dolore e fastidio nel caso del numero troppo piccolo, o saremo costretti a rallentare il nostro passo per timore di perdere la scarpa in caso di numero troppo grande. Non è certo colpa delle scarpe di una misura sbagliata, siamo noi che dobbiamo calzare la scarpa del nostro numero, quella che si adatta al nostro piede, che ci fa stare comodi. Noi possiamo scegliere e indossare la scarpa giusta. Perché solo in una condizione di comodità con noi stessi potremo sperimentare che il nostro percorso di vita, le nostre scelte, le nostre esperienze, rappresentano il nostro reale modo di essere, perché sono in linea con i nostri bisogni.
È vero, essere quello che realmente siamo spesso è faticoso. La lontananza prolungata dai nostri reali bisogni ci impedisce poi di riconoscerli veramente. 
È frequente l’espressione nei Clienti «non so cosa voglio, non so dove andare, non so chi sono»: è questo, spesso, il momento in cui emerge la condizione di incongruenza, il vero punto di svolta. È questo il momento che spinge il Cliente ad avvicinarsi alla psicoterapia. Perché per ricongiungersi con la nostra parte più vera e autentica è fondamentale intraprendere un percorso in cui si viva e si sperimenti il cambiamento. E affinché ciò avvenga serve un clima di accettazione, empatia e fiducia. 
Per questo motivo, il Terapeuta Centrato sul Cliente è trasparente, autentico, non si nasconde dietro il ruolo dell'esperto e accetta incondizionatamente e senza pregiudizi la persona, con i suoi pensieri e suoi sentimenti, quali essi siano, attraverso una comprensione empatica, cercando di sentire e provare ciò che il cliente prova.
Il Terapeuta infatti non si pone in una condizione di superiorità, ma pur nel rispetto del suo ruolo professionale e in questo clima di empatia e di trasparenza reciproca, farà in modo che per il Cliente sia più facile esprimere sé stesso e crescere costruttivamente, superare i ruoli e le apparenze, sviluppare l’autenticità, abbandonare il "dover essere"  imposto dagli altri e dalla società di appartenenza, scegliere di aprirsi all'esperienza, raggiungere la capacità di accettare sé stessi e gli altri, sentire di essere un processo continuo e avere fiducia nella propria capacità di auto-dirigersi.

«La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione». 
                                                                                                                                                   Carl Rogers
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