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Zucconi all'Onu per parlare di Approccio Centrato sulla Persona

5/5/2019

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Condivido con piacere e orgoglio la notizia che Alberto Zucconi, direttore della mia scuola di specializzazione di Psicoterapia, l'Istituto dell'Approccio Centrato sulla Persona a Firenze, docente attento, scrupoloso, esigente e appassionato il prossimo 7 maggio sarà alle Nazione Unite.
Alberto Zucconi
è stato invitato a parlare in occasione del TURNING SWORDS INTO PLOWSHARES MOBILIZING PARLIAMENTARIANS AND CIVIC LEADERS TO IMPLEMENT THE CULTURE OF PEACE AND SDG'S Within the International Decade for the Rapprochement of Cultures, in qualità di Segretario Generale World University Consortium (WAAS) e Presidente Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP).
Un ulteriore riconoscimento alla sua professionalità e un ulteriore riconoscimento dell'importanza dell'Approccio Centrato sulla Persona a livello internazionale. 


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Sono cambiato perché sono distaccato emotivamente?

2/5/2019

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Fonte: www.giornaledipsicologia.it 
«Prima sentivo un forte coinvolgimento di fronte a determinati eventi, adesso sembra che molte situazioni non mi tocchino più come prima. Significa che sono diventato una persona fredda e cinica?».  
Quando l’individuo è dotato di grande empatia potrebbe utilizzare grande energia psichica nel tentativo di regolare le emozioni proprie e dell’altro. Tuttavia questo può innescare un meccanismo di difesa automatico che protegge l’individuo da questo continuo investimento di risorse. In risposta a questo subentra una sorta di indifferenza emotiva di fronte ad eventi che prima inducevano forte coinvolgimento, l’individuo tende a giudicarsi negativamente circa tale cambiamento, piuttosto che comprenderne la natura adattiva e funzionale.

Molti possiedono una grande empatia come qualità connaturata alla propria personalità. La capacità di sentire sulla propria pelle la sofferenza e la gioia dell’altro ci rende degli individui con ottime doti relazionali; tuttavia tutto ciò ha anche dei costi. Troppa sofferenza emotiva ripetuta potrebbe indurre lo sviluppo di uno scudo di protezione nei confronti di ulteriore dolore “non necessario”.

L’empatia: vantaggi e svantaggi

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La capacità di ascoltare le emozioni dell’altro e di vibrare con esse, quasi se fossimo noi a vivere il medesimo evento, è un grande dono. Nel suo sviluppo in parte giocano fattori ambientali di educazione emotiva da parte delle figure genitoriali, dall'altra vi sono persone naturalmente più predisposte rispetto ad altre.  L’empatia ha un perso enorme nelle nostre relazioni: essendo lo strumento che ci permette di CONDIVIDERE con l’altro, la sua presenza assicura la creazione di legami profondi e significativi con l’altro.
Tuttavia essa è anche responsabile di far sentire il dolore di persone a noi estranee: fatti e tragedie che sono avvenuti e dei quali veniamo a conoscenza, sono largamente amplificati quando c’è la presenza di una forte empatia. Per quanto si possa essere dotati di buone strategie di regolazione delle emozioni, si è molto più esposti a stress emotivo rispetto ad altre persone. L’empatico infatti è costretto a investire sempre una grande quantità di energie per regolare le sue emozioni e quelle degli altri che si sfogano con lui dei propri drammi.

L’empatico e il suo punto di “rottura”

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Chi è dotato di forte empatia spesso si impegna molto nei rapporti interpersonali, assicurandosi il benessere del prossimo anche per piccoli dettagli. All'empatico viene quasi automatico mettersi nei pani di chi ha di fronte in qualunque momento della giornata; che sia il commesso con il quale interagisce o l’amico che ha bisogno di conforto, l’impegno che ci mette è costante. Molto spesso capita che si aspetti altrettanto dal prossimo e tanto spesso rimane deluso nel verificare che le cose non funzionano così. Questa delusione è già una piccola costante ferita per l’empatico, solitamente non sufficiente a modificare la sua personalità.
Purtroppo però la vita è fatta anche di tragedie che possono colpire chiunque, anche l’empatico. Se un certo numero di eventi gravi e dolorosi colpisce queste persone dotate di una spiccata sensibilità è possibile che si inneschi un meccanismo di sicurezza a protezione della salute psichica dell’individuo. Esattamente come un interruttore impedisce ad un sistema di collassare forzandone l’arresto, l’empatia può essere disinnescata.
Questo meccanismo automatico protegge la psiche del soggetto ed è quindi funzionale al suo adattamento in concomitanza di gravi lutti da elaborare.

Ci si può abituare al dolore?

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Spesso anche in assenza di gravi tragedie è possibile che un empatico disinneschi questa sua capacità almeno in parte. Si tratta di quelle persone che sono esposte per professione alla continua sofferenza della gente che si rivolge a loro. Anche in questi casi, schermarsi dal dolore dell’altro diventa una strategia funzionale per preservarsi a livello psichico: l’attivazione emotiva richiede un continuo sforzo di elaborazione da parte di chi lo prova, energie psichiche che l’individuo sottrae a sé, alla sua vita, alle persone più importanti della sua famiglia e amici. Dal momento che l’empatico è naturalmente altruista, continuerà ad avere energie per tutti, togliendo prevalentemente a sé stesso: i propri bisogni vengono costantemente messi da parte fino ad arrivare al medesimo punto di rottura. Infatti se non ci si nutre non si può nutrire neanche gli altri; così, in automatico, il nostro cervello razionale sceglierà per noi quando attivare le nostre capacità empatiche, selezionando rigidamente quando è necessario e quando non lo è.

Equilibrare l’empatia o giudicarsi per insensibilità?

​​Se sei stato sempre apprezzato degli altri per la tua capacità empatica, potresti pensare che il nuovo cambiamento sia segno di un brusco viraggio verso il cinismo. In realtà una persona empatica non può divenire cinica; piuttosto che giudicarsi si dovrebbe accettare il nuovo adattamento valutandone il suo profondo valore funzionale e protettivo nei confronti del nostro benessere psichico. Inoltre tale cambiamento può essere vantaggioso non solo per noi stessi ma anche per gli altri. L’empatia comporta un eccessivo coinvolgimento emotivo che non sempre si accompagna ad un aumento delle capacità di aiutare il prossimo. Ad esempio, se fossimo dei chirurghi, saremmo più capaci di operare un estraneo piuttosto che nostra madre: un eccessivo coinvolgimento emotivo potrebbe incidere negativamente sulla nostra concentrazione e precisione nonostante il fortissimo desiderio di aiutare la persona in questione.
In conclusione, se ci troviamo in questa condizione di distacco emotivo, prima di giudicarci, impariamo ad indagare il motivo: grazie a questo processo adesso ci occupiamo anche di noi stessi? Da quando ci occupiamo più di noi stessi siamo più efficaci nel dare all'altro?
                                                                                                  
Barbara Masciopinto
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