![]() L’anno appena trascorso lo ricorderemo, soprattutto, per la pandemia causata dal Covid 19. Un cataclisma che ha colpito ogni angolo del pianeta. Che ha stravolto e sconvolto l’intera popolazione mondiale. Eventi di una simile portata si caratterizzano anche per il primato che induce ad “unire” i popoli, poiché li accomuna e li avvicina con vissuti pressoché simili: paura, sgomento, insicurezza, tristezza, dolore, angoscia, panico. Qualche settimana fa mi sono imbattuta nel docufilm Life in a day 2020, diretto da Kevin MacDonald e prodotto da Ridley Scott: un lavoro estremamente interessante, realizzato con i contributi video di persone di ogni angolo di mondo, che raccontano la loro giornata del 25 luglio del 2020. Si tratta di testimonianze potenti, che fotografano spaccati di vita e di emozioni che li caratterizzano: la gioia per una nascita, la tristezza per la perdita di una persona cara, la speranza per una proposta di matrimonio dall'esito incerto, la gratificazione per l’aiuto dato e per quello ricevuto, l'eccitazione per una nuova sfida, il coraggio necessario per mostrarsi all'altro con autenticità. Emozioni di vita quotidiana, concentrate in un giorno di un’epoca difficile e complessa caratterizzata dalla pandemia mondiale, che ha tristemente unito i vissuti di moltissime persone. Considero questo docufilm straordinariamente bello e importante perché dimostra, chiaramente, che esiste un filo comune fatto di vissuti e di esperienze più o meno vicine e simili alle nostre, che ci lega, ci avvicina, ci accomuna. Perché dimostra che anche se calpestiamo un terreno diverso, siamo tutti sotto lo stesso cielo. E, se in un periodo in cui ci viene chiesto di rinunciare - per la nostra e per l’altrui salute - alla socialità e ai rapporti interpersonali così come li abbiamo sempre concepiti, pensassimo di più a questo filo comune che unisce i nostri vissuti, forse ci sentiremmo meno soli. Buona visione. dott.ssa Carmen Furci
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AutoreCarmen Furci Archivio
Febbraio 2021
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