Articolo tratto dalla pagina fb dell'Ordine degli Psicologi della Toscana ![]() “Quella del 2020 sarà una maturità tutta nuova: niente scritti e un orale più complesso in presenza. Ansia, stress, facilità al pianto ed alta emotività sono alcuni dei segnali psicologici che si possono incontrare in chi deve svolgere l’esame di maturità e sono stati d’animo fisiologici e naturali. È un rito di passaggio e provocare la giusta tensione è il suo compito. Che il lockdown sia stato particolarmente pesante per gli studenti è cosa nota e in questa fase 3 è sempre più frequente che si manifestino o si amplifichino sintomatologie di ansia, alterazioni del tono dell’umore, paure e fobie sociali che gli adulti di riferimento potranno registrare come preoccupanti”. A sottolinearlo la presidente Maria Antonietta Gulino a pochi giorni dall’inizio degli esami di maturità per gli studenti toscani. “L’esame di maturità segna un passaggio psicologico e sociale che può provocare uno stress, che è solitamente normale ma non da sottovalutare oggi dopo un periodo così teso e surreale come è stato il lockdown per ciascuno di noi – spiega la presidente - Come tutte le prove di passaggio del ciclo di vita di un individuo va dato risalto alla prova stessa. È pertanto necessario sottolineare che non è utile cedere ai desideri di semplificare le procedure e in generale la vita dei ragazzi a tutti i costi”. “Gli esami – aggiunge la presidente - servono anche per imparare a tollerare la frustrazione, per misurarsi con gli altri e capire qualcosa di più del nostro funzionamento. Bisogna imparare ad affrontare certe prove stressanti, se si vuole diventare grandi, e non saltarle o renderle più facili a tutti i costi. Ciò vuol dire dare valore al proprio tempo, alla propria crescita, al proprio modo di affrontare ogni tappa della vita”. “Con i portoni chiusi da febbraio i ragazzi italiani si sono trovati a sostituire i banchi con il Pc, le finestre di scuola con quelle di casa, i familiari con gli amici di classe, lavorando comunque da casa con una serietà che ha stupito genitori ed insegnanti, ovvero gli adulti con cui in adolescenza sono per definizione in opposizione o in fase di differenziazione. Come a seguito di un incantesimo sono spariti, loro e i loro colleghi bambini, pare che ci si sia dimenticati di loro. La socialità dentro e fuori la scuola, gli obiettivi dei programmi formativi, la ricreazione o le assemblee segnano quella normalità necessaria ad un adolescente in crescita. Per fortuna l'incantesimo non ha fatto sparire l'esame di maturità, almeno quello è salvo. Per questo, nonostante le straordinarie modalità Covid-19, l’esame di maturità è e rimane un pezzo articolato di un importante percorso individuale”. “In questi casi il supporto di uno psicologo può risultare di straordinaria importanza – conclude Gulino - Spesso è lo psicologo della scuola che intercetta questi bisogni. Durante la pandemia alcune scuole non hanno interrotto gli sportelli psicologici durante la quarantena, mantenendo il servizio attivo continuando il servizio di sportello cominciato a settembre. I genitori che rilevano disagi psicologici nei loro figli possono inoltre chiedere al medico di base o cercare uno psicologo sul sito dell'ordine regionale”.
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![]() Perché un sostegno psicologico. L’emergenza sanitaria legata al Covid-19, per molte persone ha rappresentato e sta rappresentando un evento “traumatico”, che ha stravolto completamente la vita e le abitudini di tutti: lunghi periodi di isolamento e conseguente riduzione delle relazioni sociali; perdita del lavoro; perdita degli affetti, malattia, riadattamento in generale della propria quotidianità e del rapporto con i familiari, utilizzo obbligatorio di precauzioni individuali in ogni situazione (distanziamento sociale, mascherine, guanti, lunghe file, ecc.). Il ritorno alla “normalità”, inoltre, potrebbe generare ansia, incertezza, paura, smarrimento, e la necessità di avere uno stimolo psicologico necessario alla resilienza, alla motivazione, risulta fondamentale per rimettersi in cammino. I colloqui individuali, cosi come i gruppi di incontro, rappresentano il “luogo” dove sperimentare sostegno sociale, confronto, autocontrollo, accettazione delle proprie responsabilità, utilizzo dei processi di risoluzione dei problemi, rivalutazione positiva della propria persona: i partecipanti sperimentano cioè la messa in atto di strategie di empowerment, in grado cioè di portare al cambiamento positivo della persona. Cosa offre Rete Pas Il servizio di sostegno psicologico post covid a cura della psicologa e psicoterapeuta Carmen Furci è attivo presso gli ambulatori Pas , e offre due tipi di percorsi: colloqui individuali o gruppi d’incontro, a seconda delle necessità della singola persona, in totale sicurezza garantendo le misure volte a prevenire il contagio. Per info e prenotazioni chiamare il numero unico 055 71.11.11 https://www.retepas.com/ambulatori/10501-sostegno-psicologico-post-covid/ Fase 2, riprende l’attività di psicoterapia in studio: misure di sicurezza e tariffe ridotte6/5/2020 Comincia, progressivamente, a riprendere la nostra quotidianità. Da venerdì 22 maggio ricomincia l’attività di psicoterapia e di supporto psicologico in studio, in via delle Mantellate 3 a Firenze, e con alcune importanti novità:
- adozione di tutte le misure necessarie per la prevenzione del rischio contagio da coronavirus, per consentire lo svolgimento delle sedute in piena e totale sicurezza (utilizzo di mascherine, sanificazione delle mani con gel idroalcolico, distanza minima di 1,82 metri fra le persone, areazione costante dei locali, sanificazione degli studi prima e dopo ogni seduta, ecc). - Tariffe ridotte, perché intraprendere un percorso di supporto psicologico o di psicoterapia, in un momento come questo, può essere utile per affrontare le proprie difficoltà. Perché come diceva Albert Einstein, nel mezzo delle difficoltà, nascono le opportunità. Per info e prenotazioni clicca qui oppure 370 3090715 Riporto un articolo pubblicato sul sito www.auxologico.it a cura di Roberto Roberto Cattivelli e Anna Guerrini Usubini, che forniscono alcuni suggerimenti importanti e che condivido su come riprendere la nostra quotidianità dopo la quarantena imposta ad ognuno di noi dal Covid-19.
Il Coronavirus (Covid - 19) è entrato nelle nostre vite all'improvviso, prepotentemente, e ci ha costretto a modificare radicalmente i nostri stili di vita e a riorganizzarne la quotidianità. Siamo stati chiamati ad affrontare la sfida dell’isolamento, che ha comportato anche l’emergere di emozioni contrastanti, talvolta difficili da gestire, come l’ansia, la paura e l’incertezza. Per fronteggiare questo “evento traumatico” abbiamo risposto con resilienza, ovvero la capacità di far fronte ad eventi traumatici in maniera positiva, riorganizzando la nostra vita di fronte alle difficoltà, per uscirne più forti di prima e trasformati. RIPARTIRE DOPO IL CORONAVIRUS Adesso ci troviamo di fronte a una nuova sfida, connessa a quella affrontata sino a qui: si tratta della sfida della ripartenza, che non significa tornare al mondo così come lo abbiamo lasciato prima della diffusione della pandemia, ma imparare a convivere con il virus, attraverso una lenta e graduale ripresa delle principali attività lavorative e sociali, senza mai dimenticare le precauzioni sin qui adottate. Ma allora qual è la vera sfida di questa seconda parte della pandemia da SARS COV 2? E quali strumenti abbiamo per fronteggiarla? Si tratta di trovare una rinnovata capacità di adattamento, non più all’isolamento ma alla convivenza con il virus, che richiede la capacità di essere flessibili. LE EMOZIONI DELLA "FASE 2" La fase della riapertura potrebbe rappresentare il palcoscenico di nuove emozioni, come l’euforia per la ripresa, la paura del nemico ancora presente, l’ansia per la prospettiva di un allenamento delle restrizioni quando per alcuni è ancora troppo presto e la frustrazione per ciò che ancora non possiamo fare. Impariamo ad accogliere tutte queste emozioni, ricordandoci che sono del tutto normali e fanno parte dell’esperienza di molti, non sono solo nella nostra testa. Riconosciamole come presenti, ma non come qualcosa di cui sbarazzarsi. Teniamole lì, né troppo vicine a noi rischiando così di venirne travolti, né troppo lontane, rischiando di negarle. Per molti, la fase dell’isolamento ha costituito una opportunità unica di riscoperta di passioni interessi, hobby da tempo dimenticati, prima che la pandemia si appropriasse della nostra routine. Non perdiamo ciò che di buono abbiamo riscoperto per noi, per i nostri cari, anche quando riprenderemo le attività lavorative e ludico-ricreative e la nostra vita tornerà ad essere piena come un tempo. 4 CONSIGLI +1 PER RICOMINCIARE DOPO LA QUARANTENA Allora ecco qualche consiglio pratico. Non si tratta di una ricetta magica che risolverà ogni problema, ma qualche piccola indicazione utile alla ricerca della strada per fronteggiare le difficoltà del momento. 1 VIVERE APPIENO Consideriamo quello che per noi è importante, ciò che rende la nostra vita ricca di valore e di senso e mettiamo in atto ogni giorno azioni concrete per vivere una vita piena di significato. Vogliamo essere brave persone? Come possiamo comportarci per essere tali? Cosa possiamo fare per aiutare gli altri, se per noi è importante dare il nostro contributo? Cosa mi rende un buon padre, una buona madre, un buon partner, un buon amico? Cosa posso fare per esserlo? 2 MANTENERE LE BUONE ABITUDINI Manteniamo le buone abitudini che abbiamo intrapreso nel periodo di quarantena, come cucinare, leggere un buon libro, fare sport, dedicarsi alla cura di sé. Tutte cose che abbiamo riscoperto quando la nostra vita si è fermata, ma se ci fanno stare bene, manteniamole anche in seguito. È importante concedersi del tempo da dedicare ad attività appaganti. 3 ACCOGLIERE LE EMOZIONI Entriamo in contatto con le nostre emozioni, anche quelle più spiacevoli, senza allontanarle, né esserne sopraffatti, riconoscendo che in un dato momento della giornata si sta provando quella emozione specifica. Ripetiamolo a noi stessi, se necessario, attraverso il dialogo interiore raccontiamoci quello che stiamo provando. Così facendo l’intensità dell’emozione provata piano piano si abbasserà, e saremo capaci di disinnescare qualsiasi reazione impulsiva dettata dalle emozioni che stiamo provando. In questo modo riusciremo a mantenere il controllo di noi stessi. 4 PRENDERE COSCIENZA Ricordiamoci che siamo persone resilienti, capaci di fronteggiare le difficoltà in maniera positiva. La forza è dentro di noi, ma a volte siamo noi i primi a non accorgercene. Ci potranno essere naturali reazioni contrastanti alle prossime disposizioni. Alcuni potranno reagire con un aumentato senso del pericolo, per la paura che i contagi possano tornare a risalire, a fronte delle prime riaperture, altri invece reagiranno con foga all’idea di riappropriarsi di libertà sin qui negate, mettendo in atto comportamenti poco responsabili. Non dimentichiamoci di agire responsabilmente, nel rispetto delle normative dettate dal governo, ricordandoci che il comportamento responsabile di ogni cittadino è l’arma a disposizione per fronteggiare il nemico comune, ancora presente. 5 CHIEDERE AIUTO Ma se per caso, sentirai la sensazione di perdere il controllo di quello che pensi, provi e fai non dimenticare che è possibile chiedere un aiuto. Intraprendere un percorso di supporto psicologico può essere utile per affrontare le proprie difficoltà, in un momento come questo. Psicologi e psicoterapeuti sono a disposizione, attraverso contatti telefonici oppure online per accogliere le richieste di auto. Il Dipartimento della Salute dell’Ohio ha realizzato uno spot straordinario, che con altrettanta straordinaria semplicità trasmette l'importanza e l'efficacia del distanziamento sociale per combattere e vincere la battaglia contro il coronavirus. Clicca in basso per vedere il video. Il 1522 (il numero antiviolenza e stalking) ha integrato l'utilizzo della chat testuale.
Come è facilmente immaginabile, in contesti di violenza domestica la convivenza forzata può generare mostri e soprattutto rendere difficoltoso contattare telefonicamente i centralini dei centri anti-violenza. L'integrazione della chat testuale è uno strumento fondamentale, da diffondere il più possibile. Questi i link dove si può scaricare l'app sia da android che da iphone. ▶per apple clicca qui ▶ per android clicca qui ![]() In una società sempre più globale e iperconnessa, la consulenza psicologica online rappresenta uno strumento utile, accessibile, diffuso ed efficace in tutte quelle situazioni in cui - per motivi fisici, lavorativi, geografici, di sicurezza sanitaria, ecc.- non sia possibile svolgere la terapia in studio. Il colloquio psicologico on line rappresenta un aiuto immediato, sicuro e professionale, rivolto a persone adulte che hanno difficoltà ad accettare ed esprimere emozioni e sentimenti e che quindi vivono problematiche legate all'ansia, ad eventi traumatici e a difficoltà relazionali. Inoltre anche con il colloquio online tutti i dati personali sono trattati nel pieno rispetto della normativa sulla privacy. Come funziona il colloquio psicologico on line I colloqui psicologici on line si svolgono mediante video-chiamata. Io in particolare utilizzo Skype, in quanto permette una facile, funzionale e rapida comunicazione audio-video tramite webcam. In seguito al primo contatto (che può avvenire via email o via telefono) invierò un modulo per il consenso informato alla terapia dove sono indicati, tra le altre cose, anche i costi, le modalità di pagamento e di fatturazione, le modalità con cui verranno trattati i dati e la modalità con cui si svolgerà la terapia. In questo frangente verranno inoltre discussi eventuali dubbi o domande in merito al percorso terapeutico. Fisseremo quindi un primo colloquio anamnestico, all'interno del quale saranno valutate le richieste e le esigenze del cliente. La durata del primo colloquio e delle sedute successive sarà di 50 minuti e la frequenza sarà concordata insieme. Per avere ulteriori informazioni su come si svolge il primo colloquio (sia online che in studio) clicca qui. Contattami per avere maggiori informazioni o per fissare un primo colloquio. È normale sentirsi tristi, confusi, spaesati e spaventati in un momento di emergenza globale come questo. Gli scenari incerti e i repentini cambiamenti delle abitudini di vita dettatati dall’epidemia di Coronavirus, generano inevitabilmente anche stress.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha diffuso una breve infografica che spiega come affrontare al meglio lo stress in questo periodo. Alcuni suggerimenti che possono risultare molto utili a tutti, come parlare con le persone di cui ci fidiamo, cercare informazioni solo su fonti attendibili (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, OMS), non consultare in modo ossessivo i social network o i canali che presentano scenari disastrosi. È fondamentale poi mantenere uno stile di vita sano (non fumare, non bere), anche dovendo stare a casa e continuare a sentire gli amici e la famiglia per telefono o per mail. #iorestoacasa Fonte: Consiglio Nazione Ordine Psicologi www.psy.it Questo breve vademecum non vuole essere esaustivo né sostituirsi ad un aiuto professionale. E’ un contributo per riflettere ed orientare al meglio i nostri pensieri, emozioni e comportamenti – individuali e collettivi – di fronte al problema Covid-19. Pochi minuti del vostro tempo per una lettura che ci auguriamo possa esservi utile. David Lazzari – Presidente CNOP La paura è un’emozione potente e utile. E’ stata selezionata dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale a evitarli. La paura funziona bene se è proporzionata ai pericoli. Così è stato fino a quando gli uomini avevano esperienza diretta dei pericoli e decidevano volontariamente se affrontarli oppure no. Oggi molti pericoli non dipendono dalle nostre esperienze. Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete. Succede così che la paura diventi eccessiva rispetto ai rischi oggettivi derivanti dalla frequenza dei pericoli. In questi casi la paura si trasforma in panico e finisce per danneggiarci. Facciamo un esempio: dopo l’11 settembre il panico degli statunitensi per il volo in aereo fu tale che molti decisero di spostarsi in macchina. Nel periodo successivo sulle strade morì il doppio delle persone rispetto a quelle che viaggiavano sugli aerei catturati e abbattuti dai terroristi. Il panico si era tradotto in scelte individuali controproducenti che, aggregate, divennero un danno collettivo. Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del Coronavirus ha proprio queste caratteristiche. A tutt’oggi, i decessi per influenza non da Coronavirus sono molto più frequenti. Di questi però non si ha paura perché ci siamo abituati a tal punto che molti italiani ignorano addirittura i benefici, in chiave preventiva, dei vaccini. Si ripete la differenza tra la paura dei voli in aereo e la scelta volontaria e sotto il nostro controllo di guidare un’automobile. Per evitare che le paure siano sproporzionate e creino forme di ansia individuale e di panico collettivo proponiamo di condividere un “decalogo antipanico”. Alcune “chiavi di lettura” che possono aiutarci ad evitare due errori possibili: sopravvalutare o sottovalutare (negare) il problema. Decalogo anti-panico 1. Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo. Il coronavirus è un virus contagioso ma come ha sottolineato una fonte OMS su 100 persone che si ammalano 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente sanitario, solo il 5 hanno problemi più gravi e tra questi i decessi sono circa la metà ed in genere in soggetti portatori di altre importanti patologie. 2. Non confondere una causa unica con un danno collaterale. Molti decessi non sono causati solo dall’azione del coronavirus, così come è successo e succede nelle forme influenzali che registrano decessi ben più numerosi. Finora i decessi legati al coronavirus sono stimati nel mondo sono cento volte inferiori a quelli che si stima causi ogni anno la comune influenza. E tuttavia questo 1% si aggiunge ed è percepito in modo diverso dai “decessi normali”. Finora nessuno si preoccupava di una forte variabilità annuale perché tutti i decessi venivano attribuiti all’influenza “normale”: nell’ultima stagione influenzale sono scomparsi 34.200 statunitensi e, l’anno prima, 61.099. 3. Se il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far calare l’ansia, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi. 4. Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi. 5. Pur di fare qualcosa, spesso si finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci (cfr. elenco qui sotto). 6. In linea generale troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni. 7. E’ difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo. 8. Questa semplice figura permette di vedere la paura del coronavirus in prospettiva.
(Fonte: Paolo Legrenzi, A tu per tu con le nostre paure. Convivere con la vulnerabilità, Il Mulino, 2019). 9. La figura mostra il fenomeno delle paure nel loro complesso: l’indignazione pubblica sui media accentua alcune paure, come quelle per gli attacchi terroristici e i criminali armati, e induce a sottovalutare altri pericoli oggettivi a cui siamo abituati. Le caratteristiche del panico per coronavirus lo avvicinano ai fenomeni improvvisi e impressionanti che inducono panico perché sollevano l’indignazione pubblica. 10. Siamo preoccupati della vulnerabilità nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché troppo rinchiusi in noi stessi. Tre buone pratiche per affrontare il coronavirus 1. Evitare la ricerca compulsiva di informazioni. Abbiamo visto che è normale e funzionale, in chiave preventiva, avere paura davanti ad un rischio nuovo, come l’epidemia da coronavirus: ansia per sé e i propri cari, ricerca di rassicurazioni, controllo continuo delle informazioni sono comportamenti comprensibili e frequenti in questi giorni. E tuttavia la paura si riduce se si riflette sul suo rapporto con i pericoli oggettivi e quindi si sa con chiarezza cosa succede e cosa fare. 2. Usare e diffondere fonti informative affidabili. E’ bene attenersi a quanto conosciuto e documentabile. Quindi: basarsi SOLO su fonti informative ufficiali, aggiornate e accreditate.
3. Un fenomeno collettivo e non personale. Il Coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda individualmente. Come nel caso dei vaccini ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. I media producono una informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. E’ importante tener conto di questo effetto. Dopo i pensieri e le emozioni, i comportamenti L’Istituto Superiore di Sanità indica semplici azioni di prevenzione individuale. Eccole qui riassunte:
A chi si deve badare nella marea delle notizie
E’ stata chiamata “infodemia” il contagio e la diffusione delle notizie: guardando la tv, aprendo i giornali o andando in rete si viene sommersi da una marea di informazioni di ogni tipo sul Coronavirus: veri esperti e finti esperti, specialisti improvvisati, persone che riportano il “sentito” dire o il “sentito” letto. In questo campo ragionare con il “buonsenso” porta a conclusioni spesso errate. Va bloccato o ignorato uno stato di “allarme psicologico permanente” che si traduce in “indignazione pubblica”. Si tende così a aumentare la percezione dei rischi e siamo spinti a cercare ossessivamente informazioni più rassicuranti. I media però sono fatti per attirare l’attenzione e ci espongono per lo più a cronache allarmanti facendo cresce la sproporzione tra pericoli oggettivi e paure personali. Conclusione: riduci la sovraesposizione alle informazioni dei media. Le semplici informazioni sopra riportate sono sufficienti. Una volta acquisite le informazioni di base su che cosa succede e che cosa fare, è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili sopra indicate. Si hanno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza farsi sommergere da un flusso ininterrotto di “allarmi ansiogeni”. E’ bene proteggere anche i bambini. Se ci interrogano, daremo sempre la nostra disponibilità a parlare serenamente di quello che possono aver sentito e li spaventa correggendo un quadro statisticamente infondato. E’ meglio non esporli alle informazioni allarmistiche di cui sopra. Agisci collettivamente per un fenomeno collettivo Anche se tu ti sei fatto un’idea corretta del fenomeno e non provi alcuna paura infondata, è bene cercare di aiutare gli altri raccontando in parole semplici il nostro decalogo e le raccomandazioni qui elencate. Devi supplire cioè all’indignazione e panico pubblici suscitati da molti canali media e social fornendo le semplici informazioni sopra indicate e ragionando con calma e pazienza invece di ignorare o, peggio, disprezzare chi non sa e si rifiuta di pensare. Bisogna ricordarsi delle parole di Alessandro Manzoni in relazione alla peste di Milano del Seicento: “Il buon senso se ne stava nascosto per paura del senso comune”. Andiamo a scalzare il senso comune ma non con il buon senso di Manzoni ma con la scienza e la razionalità. La psicologia permette di capire in modo razionale anche quel che non si presenta come tale ma che va capito e rispettato. Agire tutti in modo informato e responsabile e aiutarsi reciprocamente a farlo, aumenta la capacità di protezione della collettività e di ciascuno di noi. Non ti vergognare di chiedere aiuto Se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti creano disagio non avere timore di parlarne e di chiedere aiuto ad un professionista. Gli Psicologi conoscono questi problemi e possono aiutarti in modo competente. Tutti possiamo avere necessità, in certi momenti o situazioni, di un confronto, una consulenza, un sostegno, anche solo per avere le idee più chiare su ciò che proviamo e gestire meglio le nostre emozioni, e questo non ci deve far sentire “deboli”. Non è debole chi chiede aiuto per aumentare le proprie risorse e quelle dei suoi cari. (Ringraziamo il Prof. Paolo Legrenzi, docente emerito di psicologia all’università Ca’ Foscari di Venezia ed esperto di psicologia delle emozioni e delle decisioni, per la collaborazione). ![]() Condivido con piacere questo interessante seminario organizzato dall’associazione AEMOCON, con il supporto di APS De@si e della Fondazione CondiVivere, che tratta un tema ancora poco discusso: Handicap e Sessualità – La farfalla sulla pelle. «La giornata avrà un taglio laboratoriale seguendo lo stile dell'interrogare le esperienze che sostengono la persona in un suo originale sviluppo complessivo verso una vita adulta con l'emozione di conoscere e il desiderio di esistere. In tale dimensione complessa, che è il progetto di vita, rientra anche la sessualità (in modo sinergico e non isolato) e la collaborazione con quei professionisti che operano in tale ambito. Sono però pochi quei professionisti e/o quegli approcci che si discostano da un stile più di tipo tecnico (per non dire "idraulico") di meccanica risposta ad un bisogno pregiudizialmente predefinito, per entrare invece in una dimensione più profondamente esistenziale, fondamentale soprattutto nella disabilità intellettiva dove è importantissimo non solo rispondere a bisogni, educare performance, ma soprattutto sostenere e far maturare un pensiero, un'identità, un'originale visione del mondo. Non si tratta di ragionare in termini di bisogno/risposta o di come inibire/contenere comportamenti problema, o permanere nella speranza che tale necessità non emerga ("non svegliare il can che dorme"), ma al contrario di cogliere tale ambito come un'importante spinta esistenziale e di maturazione dell'identità e del pensiero che va coltivato fin dalla primissima infanzia e sostenuto con rigore e progettualità verso la vita adulta; coltivare il desiderio, la consapevolezza, all'interno di una complessità di ambiti (gestione delle relazioni, della comunicazione, del tempo, dello spazio, dell'igiene e dell'estetica, del denaro, ecc...). La figura dell'assistente sessuale deve poter entrare sinergicamente in tale complessità. ![]() La tematica verrà esplorata attraverso alcuni ambiti quali: - aiutare le famiglie a comprendere che l'identità sessuale dei propri figli, così come per qualunque altra persona, si evolve e matura nel tempo, già dalla primissima infanzia, molto prima di quelle possibili manifestazioni fisiche (che spesso rappresentano per le famiglie un campanello d'allarme) e per questo occorre un progetto che nel tempo aiuti la Persona nel giungere all'età adulta con una consapevolezza di sè, del rapporto con l'altro, del desiderio di comunicare con l'altro in una reciprocità, coltivando lo sviluppo di un pensiero ricco di esperienze, esperienze che possano contribuire ad alimentare fantasie, desideri, immagini mentali... disegnando così un'idea originale per ciascuno di noi. I genitori faticano spesso a mettersi in ascolto e in scoperta di quella che è l'identità che i ragazzi hanno costruito fino ad ora....pensare che quello che si manifesta come espressione sessuale è una costruzione originale che ha origini lontane ed è il risultato di un percorso; - capire di che mediazioni può avere bisogno una persona con disabilità cognitiva al di là di norme e "normalità"; - interrogare le esperienze durante il procedere e l'evolversi dei percorsi portati avanti negli anni di ricerca dell'Ass. AEMOCON a partire dagli studi del prof. Nicola Cuomo, con famiglie e operatori provenienti di diverse regioni d'Italia (fin dai primi incontri de La farfalla sulla pelle): timori, buone prassi, occasioni, evoluzioni progettuali....ecc...» Il convegno si terrà lunedì 5 ottobre dalle 10:00 alle 18:00 presso il Centro Sociale G. Costa in via Azzo Gardino 44, Bologna Per ulteriori informazioni www.emozionediconoscere.com |
AuthorCarmen Furci Archives
Dicembre 2020
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